Il racconto di costa che Riccardo ha voluto condividere con noi è pregno del fascino di una costa – quella idruntina – e dei suoi “miracoli“: prodigi di un tempo che forse è trascorso del tutto, di un territorio che sta cambiando velocemente, pur recando sempre le tracce del suo passato…
Ho da sempre provato ad immedesimarmi nell’occhio delle antiche imbarcazioni che hanno solcato il mare idruntino, quella lunga striscia di mare che da Roca arriva fino ad Otranto. Mi ha sempre incuriosito immaginare lo scenario che osservarono i conquistatori orientali (greci arabi croati…) arrivando dal mare. Cosa mai avranno potuto contemplare i marinai greci, prima, e turchi, dopo? Ci sono nato e cresciuto in quel lembo di terra, anche se non anagraficamente.
Sicuramente posso affermare di appartenere all’ultima generazione che ha potuto assistere al “miracolo” mattutino del rientro dei piccoli pescherecci nel porticciolo di Torre Sant’Andrea e comprare il pescato ancora salato dall’acqua idruntina. Ora assisto al “miracolo” mattutino dei post-concerti dell’oramai storico bar Babilonia.
Diversi sono i “miracoli” a cui avranno assistito i marinai orientali nel loro lento procedere: sicuramente si saranno fermati a fare un tuffo alla “Grotta della poesia”, dove trovi ancora oggi alcuni “autoctoni”, profondi conoscitori del fondale, esibirsi davanti ai turisti in piroette mozzafiato; e li immagino anche, approdati nel vecchio porto romano di San Giorgio, mangiato dalle paludi, arrampicarsi sulle dune di sabbia di Frassanito e scivolare fino a mare.
Di certo non saranno stati testimoni dello sgretolamento brutale della gialla costa argillosa…
In foto: la “Grotta della poesia”