La storia della Puglia, la storia dei pugliesi, è fatta di partenze e di ritorni. E’ una storia in cui il legame al territorio è a volte difficile e ingrato, altre volte dolce e gioioso. Ci parla del suo ritorno in Puglia Manuela Baglivo, che racconta: “Fino a due anni fa ero in giro per l’Italia ed ero per tutti La Salentina. Ora sono ritornata a capire bene cosa sia il Salento!”. Una terra dove il mare può essere protagonista indiscusso o può restare più in disparte, a fare da sfondo a storie e a vite che si snodano lontane dalle onde: “Osservo il mare da lontano perché ancora non ho visto il fondo”, ci confessa Manuela.
Cammino scalza sul muretto a secco che ruota tutt’intorno ed io seguo il percorso. Mi rilassa, gioco a fare la funambola, alzo le braccia in aria e respiro lentamente. Le pietre sotto i miei piedi, mi provocano un brivido piacevole e il vento rinfresca i pensieri assonnati da un caldo pomeriggio di luglio. Non odo nulla, solo il suono delle foglie. Continuo a camminare e a pensare, non capita tutti i giorni di provare pace dentro di me. Farò in modo che questo piccolo momento passi meno in fretta di altri, andati via senza che niente mi rimanesse dentro. Ho una foto di quando ero piccola, seduta proprio davanti quel rudere che ora è quasi inesistente. Ero felice perché toccavo la terra rossa e le mie mani cicciotte cercavano di prendere una coccinella. Mia madre aveva lunghi capelli e un fisico da urlo, mio padre era magro e con un baffo prepotente. Era il 1978. Oggi nulla è uguale a ieri, tranne Lei: la Quercia Vallonea che riscalda il cuore al mio borgo natio. Sono a Tricase e questa meraviglia mi culla ancora. Scendo dal muretto a secco con un salto e i miei piedi atterrano su di un manto di erba secca. Cammino fino ad arrivare alla corteccia e accarezzo le grandi braccia che si diramano da ogni lato. Questo amo di Lei. Protettiva e orgogliosa di quel pezzo di terra che le rimane attorno: da un lato la strada che porta al mare, dall’altro quella che porta a Palazzo Gallone. È sola al centro, ma sembra divertita e ogni volta che qualcuno le passa vicino, saluta con ogni sua foglia a disposizione. “Sono qui”, sembra dire, ed effettivamente con i suoi novecento anni, può permettersi di essere spavalda. L’abbraccio e mi siedo per terra con la testa appoggiata a una delle sue immense radici, ed è come se scomparissi. Sono una formica in confronto… ma oggi qui con lei, come trentacinque anni fa, non ho più paura.
Manuela Baglivo cura due rubriche su You Magazine e scrive sul suo blog www.manuelabaglivo.blogspot.